sabato 28 luglio 2007

Web Usability

Le basi dell'usabilità applicata al web 2.0

L'sabilità come strumento di valutazione di quanto l'azione dell'utente è stata agevolata dall'artefatto o mezzo su cui ha agito.

L'Usabilità è un indicatore di qualità- da informazioni circa quanto una cosa risulta semplice da usare. Ci dice quanto è necessario per imparare a usare quella cosa, con quanta efficienza la si usa poi, quanto si riesce a tenerne a mente il funzionamento, quanto alta è la probaabilità di fare errori quando la si usa, e quanto è piacevole usarla. La più semplice misura di usabilità è il cosidetto Tasso di successo, ovvero quanto un utente è in grado di raggiungere l'obiettivo che aveva prima di iniziare ad "agire" nel web. Lo studio dell''usabilità ha avuto risultati misurabili in termini di miglioramenteo dell'esperienza dell'utente. Con il miglioramento di quest'ultima, anche le aspettative degli utenti sono lievitate enormemente. Oggi gli utenti si aspettano che da qualche parte ne Web ci sia quello che stanno cercando. Il Web è uno strumento, un mezzo verso un fine: ecco perchè la progettazione per il web deve seguire i modelli mentali degli utenti.

- J. Nielsen, H. Loranger, Web Usability 2.0. L'usabilità che conta, Apogeo, 2006.

domenica 15 luglio 2007

Il pensiero di gruppo


Il pensiero di gruppo è una forma di elaborazione cognitiva che si genera nella condivisione di obiettivi e mezzi all'interno di un gruppo altamente coeso, e si manifesta attraverso un'attenzione selettiva riguardo alle informazioni salienti per lo stesso, al fine di raggiungere velocemente lo scopo.

Tale pensiero viene definito come uno sforzo collettivo volto al raggiungimento dell’unanimità all’interno del gruppo, che sostituisce il processamento informativo generato da ciascun membro dello stesso (Janis, 1972, 1982).
Il group think, essendo tendenzialmente veloce, perde alcune considerazioni specifiche riguardo alle alternative, presentando informazioni poco elaborate, deviazioni selettive nel processamento delle informazioni. Esso ha origine quando il gruppo è altamente coeso, è isolato da influenze esterne e si trova in situazioni altamente stressanti. Questi team pongono come priorità il sostenimento reciproco, annullando il più possibile la competitività; in realtà il fatto che le informazioni possono essere incomplete non assicura il raggiungimento degli obiettivi. Il processo di gruppo che spinge verso il consenso è il meccanismo di gruppo primario nel quale il risultato si manifesta.

lunedì 2 luglio 2007

Il Gruppo

L'entità gruppo di genera non solo attraverso la co-presenza di 2 o più individui all'interno di uno stesso luogo, ma nella condivisione e nel riconoscimento reciproco di realtà e ruolo.

Brown afferma che “ un gruppo esiste quando due o più individui definiscono se stessi come membri e quando la sua esistenza è riconosciuta da almeno un’altra persona”[1].
Negli anni cinquanta, Merton (1957) definisce il gruppo considerando la sua diversità con i semplici aggregati di individui e con la collettività. Secondo questo autore, il gruppo si definisce in base a tre criteri:

-comprende un certo numero di persone che interagiscono l’una con l’altra secondo regole e norme;
-gli individui in rapporto di interazione si definiscono e si percepiscono membri del gruppo;
-questi individui sono definiti da altri (membri e non membri) come appartenenti al gruppo.
Ciò che definisce in modo peculiare un gruppo è l’interazione tra i membri dello stesso; che essa sia faccia a faccia o mediata non influisce sulla definizione o meno del gruppo, ma vincola lo studio delle sue dinamiche interne.
Precisiamo infine, la prospettiva di Lewin (1951), secondo cui il gruppo rappresenta qualcosa di diverso dalla somma delle parti, in quanto ha struttura propria, fini peculiari, e relazioni particolari con gli altri gruppi. La chiave per comprendere il gruppo, per l’autore, è l’interdipendenza tra i membri, e quindi la sua totalità dinamica. Infatti il gruppo è considerato da Lewin (1951) come un sistema dinamico, in un ottica psico-sociale; questa sua prospettiva ha influenzato tutti gli studi successivi sia sui gruppi sia sugli individui, consegnando l’accezione secondo cui un soggetto, nel suo agire e pensare è sempre influenzato dalle esperienze da lui compiute e quindi dai sistemi nei quali si trova inserito.
[1] R. J., Brown, Le relazioni intergruppi, in Hewstone M. et al., Introduction to Social Psychology, Il Mulino, Bologna, 1991

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