martedì 18 dicembre 2007

Cultura Convergente


Il testo di Henry Jenkins, cultura convergente, con la prefazione di Wu Ming, editrice Apogeo.

Questo testo offre una fotografia precisa dei flussi e delle tensioni che contribuiscono a modellare lo scenario dell'innovazione tecnica totalmene embedded nel soma della società contemporanea.
La tecnologia contribuisce a congiungere soggettività sociali attorno a vibrazioni emotive, a piaceri info-estetici e a pulsioni ludiche (Postfazione, Vincenzo Susca)
Vorrei porre una nota di attenzione su quest'ultima frase della postfazione di Susca:

".. il computer è solo la porta d'ingresso. Un portale dove l''immaginario collettivo si mette in comune e pressa sul mondo perchè la propria realtà invisibile abbia seguito sul terreno del reale".

lunedì 15 ottobre 2007

Il NAUFRAGIO

Presentiamo uno dei compiti più noti in letteratura, per stimolare un gruppo a collaborare e produrre un output condiviso e comune: il Naufragio


IL NAUFRAGIO: Immagina di essere alla deriva nella zona meridionale dell’oceano pacifico su un yacht privato. A causa di un incendio scoppiato a bordo lo yacht è stato irreparabilmente danneggiato ed è andato distrutto quanto conteneva. Lo yacht sta affondando lentamente. Non è possibile rilevare la posizione perché è andata persa la strumentazione per la navigazione ed inoltre tutti sono stati occupati nel tentativo di spegnere l’incendio facendo poca attenzione alla direzione della barca. La stima possibile e probabile è che vi troviate a 500 miglia a sud/ovest della terra più vicina.
Vi elenchiamo di seguito una lista di 15 oggetti rimasti intatti dopo l’incendio. Oltre, queste cose potete contare un’efficiente imbarcazione di gomma con relativi remi, sufficiente a portare alle persone a bordo e tutti gli oggetti elencati. Nelle loro tasche le persone hanno fra tutti: un pacchetto di sigarette, diverse scatole di fiammiferi e 5 biglietti da un dollaro.
Il compito consiste nell’ordinare gli oggetti dell’elenco secondo la loro importanza per la sopravvivenza. Assegnate il n. 1 al più importante, il n. 2 al secondo in importanza e così via, siano al n. 15 (il meno importante).
MATERIALE: sestante, specchietto, un bidone di acqua da 20 litri, zanzariera, una cassa di razioni alimentari bilanciate, mappe dell’oceano pacifico, cuscini galleggianti, un bidone di 10 litri di miscela di gasolio, piccola radio a transistor, repellente per pescecani, telo di 7 metri quadrati di plastica opaca, un quarto di rum portoricano (80%alcool), 5 metri di corda nylon, 2 scatole di tavolette di cioccolato, attrezzatura da pesca.

Punti di forza della creatività di gruppo

Considerazioni generali sulla creatività di gruppo:

- La considerazioni di più ipotesi alternative è la chiave per comprendere come la creatività di gruppo possa essere più produttiva rispetto a quella individuale.
- La creatività scientifica prende origine dallo sviluppo di nuove ipotesi a partire da ricerca fatte dalla comunità scientifica di riferimento;
- I gruppi, inoltre, dovrebbero essere eterogenei; i gruppi che propongono diverse prospettive o conoscenze personali differenti sarebbero maggiormente in grado di sviluppare combinazioni creative. Il background di conoscenze, e la composizione di esse in modo funzionalmente complementare è uno degli accorgimenti che più dovrebbe essere considerato responsabile della buona riuscita della performance di gruppo.
- In ultimo, il gruppo può stimolare cognitivamente il sorgere di idee correlate mutuamente tra i singoli membri.
Considerando il fatto che il brainstorming è una delle tecniche preferenziali per stimolare il pensiero creativo in gruppo, qui di seguito proponiamo alcuni suggerimenti tratti da studi sperimentali:
Putman (1998, 2001) propose alcune istruzioni addizionali, specificate da Oxley (1996), utili a fornire ai membri del gruppo supporto durante la sessione:
  1. Non raccontare storie o spiegare idee;
  2. Quando nessuno sta verbalizzando delle idee, ridefinire il problema ed incoraggiare a produrre nuove idee;
  3. Incoraggiare coloro che non stanno parlando da un certo periodo di tempo;
  4. Suggerire di riconsiderare le categorie precedentemente trattate quando in molti non stanno più producendo nuove idee (Paulus, & Brown, 2003).

La creatività di gruppo

Definiamo la creatività di gruppo come

Possiamo definire la creatività di gruppo come un processo che attraverso una serie di fasi sovrapposte realizza e porta a realtà un prodotto nuovo (Johnson, 1979). Tale processo può essere descritto come di seguito:
Primo, i membri del gruppo devono riconoscere l’esistenza di un problema, riconoscere il fatto che esso rappresenta una sfida alla loro portata e quindi questo li motiva a risolverlo.
Secondo, i membri del gruppo,al loro interno, devono possedere conoscenze e risorse necessarie per poter pianificare un processo di problem-solving.
Terzo, deve essere messo in evidenza un contesto cooperativo affinché si possa raggiungere il necessario livello di supporto sociale all’interno del gruppo stesso.
Quarto, i membri del gruppo devono cercare di tirar fuori differenti prospettive e differenti modi di vedere il problema. Attraverso il dibattito tra posizioni differenti, si amplia il numero di categorie semantiche attivate singolarmente, e quindi il singolo viene stimolato da un numero di input superiori rispetto ad una condizione di lavoro individuale.
Quinto, i membri del gruppo necessitano di un periodo di incubazione durante il quale essi potranno sperimentare frustrazione, tensione e sconforto fino al fallimento nella produzione di una nuova soluzione e quindi ad un temporaneo estraniazione dal problema stesso.
Sesto, membri del gruppo, formulano una nuova e unica soluzione al problema, la elaborano e ne producono dettagli, implementazioni e la testano nella realtà. Se l’implementazione ha successo , i membri possono dare la soluzione valida all’audience.
Indicatori sistemici per valutare il prodotto creativo sono: fluidità, flessibilità, originalità, ed utilità.

martedì 25 settembre 2007

Ambienti interattivi uomo-computer nella creatività umana

L'ambiente in interazione con il processo creativo di gruppo

L’ambiente che risulta importante per stimolare il lavoro creativo, quando si integra con i supporti informatici può presentare le seguenti caratteristiche, identificate da Hewett (2005), al fine di definire il PSE (problem-solving environments):
-Provvedere ad una libreria con delle facilitazioni di ricerca.
-Rendere possibile una rappresentazione di alternative multiple di problemi dominio-specifici. -Consentire a queste rappresentazioni di essere gestite contemporaneamente, così da poterle confrontare con facilità.
-Consentire un utilizzo flessibile e fluido del lavoro.
-Consentire delle configurazioni multiple dell’ambiente elettronico, in modo da sostenere una continuità di lavoro.
-Supportare un’ampia varietà di memoria multipla e di ricerca delle operazioni.
-Provvedere ad un accesso multiplo agli archivi.
-Memorizzare il lavoro prodotto dall’utente, al fine di rendere recuperabili i dati acquisiti in ogni momento.
-Rendere possibile la ridefinizione e la ricostruzione del problema.
Queste caratteristiche specifiche dell’ambiente proprio del problem-solving, potrebbero essere generalizzate a qualunque sistema informatico a supporto del lavoro creativo.

giovedì 13 settembre 2007

Il confronto sociale

La tendenza a confrontarsi con individui simili a noi nasce per cercare conferma di ciò che pensiamo?

Festinger (1954) sostenne che l’uomo, in presenza di altri individui, tende naturalmente a confrontare le sue opinioni con quelle altrui. Questo presuppone il fatto che si abbia un certo grado di insicurezza rispetto alle nostre posizioni, tanto da utilizzare il confronto con gli altri per ridurre tale insicurezza. Inoltre, è stato osservato il fatto che ad ogni persona piacerebbe trovare nell’altro una conferma delle proprie opinioni o credenze, e quindi per questo motivo tendiamo a cercare il confronto con coloro che sono simili a noi (es. Goethals & Darley, 1987).
Per quanto riguarda la generazione delle idee, il confronto sociale può agire in numerosi modi. Primo, i membri dei gruppi possono confrontare la quantità di idee da loro generate con quella emersa in altri gruppi. Secondo, essi possono monitorare e confrontare la qualità delle idee condivise. Ad esempio, i membri di un gruppo possono sviluppare l’illusione di lavorare bene confrontandosi producendo una performance simile (Paulus, Dzindolet, Polets, & Camacho, 1993).
Il confronto fra i membri dei gruppi può inoltre avere conseguenze competitività. I partecipanti potrebbero sviluppare una motivazione emulativa (upward matching) oppure i membri inizialmente più produttivi potrebbero avere un calo di motivazione e quindi decidere di livellare la loro performance in negativo (downward matching).

martedì 11 settembre 2007

Il lavoro cooperativo sostenuto dal computer: CSCW e GDSS


La sintonizzazione collaborativa, richiesta all’interno del lavoro di gruppo, può essere sostenuta e potenziate grazie ai sistemi informatici definiti Computer Support Collaborative Work. Nel caso di un meccanismo specifico, quale la presa di decisione, essi prendono il nome di GDSS (Group Decision Support System).
Le tecnologie del computer consentono la trasmissione di messaggi, sistemi operativi multiutente, grandi capacità grafiche e linguaggi molto avanzati (Mantovani,1995). In realtà, quindi, questo insieme di artefatti avrebbe il compito di entrare in contatto con le dinamiche decisionali e dei processi interattivi, senza controllarli direttamente. Ecco perché queste tecnologie vengono anche definite “tecnologie sociali” (Mantovani,1995; Poole e DeSanctis,1990,1992).

L’interesse principale dei CSCW è stato quello verso i gruppi; ecco perché si sono spesso definiti anche come groupware. Vi sono stati una serie di studi negli ultimi dieci anni, che hanno provato a classificare questi strumenti in modo funzionale.
Qui di seguito si riporterà la classificazione di Ellis e Wainer (1994), ripresa da Mantovani (1994):
- Keepers: sistemi che amministrano dati condivisi, come database object oriented.
- Synchronizers: sistemi che gestiscono la precedenza nel flusso delle attività di gruppo.
- Communicators: sistemi al servizio della comunicazione tra esseri umani, come la posta elettronica.
- Agents: sistemi che svolgono funzioni specifiche all’interno del gruppo.

Electronic Brainstorming

EBS: nuove frontiere della brainstorming attraverso il Web

I principali vantaggi dell'EBS:
· Ogni partecipante può comunicare simultaneamente
· Supportano la comunicazione tra persone collocate geograficamente a distanza;
· Consentono di cooperare e lavorare insieme anche ad un gruppo che non ha mai svolto incontri faccia a faccia (Virtual Teams, Lipnack & Stamps,1997);
· Consentono la comunicazione del problema con valutazione condivisa (Camacho & Paulus,1995), attraverso il coinvolgimento anonimo dei partecipanti;
· Supportano il parallelismo o i processi comunicativi multipli, simultaneamente, eliminando la competizione per il turno di parola;
· Poiché disponibili su computer in rete, sono in grado di memorizzare automaticamente tutte le comunicazioni avvenute ed eventualmente le analisi a posteriori;

sabato 8 settembre 2007

Brainstorming

venerdì 7 settembre 2007

Bubbl.us Basics: Brainstorming and Mind-mapping Online

SIAM

Search For Ideas in Associative Memory

Nel modello SIAM, vengono identificate due fasi di generazione delle idee:
- Attivazione delle conoscenze
- Effettiva produzione di idee

Il primo processo risulta esser consapevole e seguendo il modello SAM, si afferma che la ricerca di indizi viene assemblata all’interno della memoria a breve termine per poi passare ad una ricerca in quella a lungo termine. Una ricerca basata sugli indizi all’interno della memoria a lungo termine si basa sull’attivazione di immagini, mentre l’immagine attivata dipende dal tipo di legami o connessioni tra gli elementi presenti negli indizi e l’immagine cercata all’interno di questa memoria (Nijstad, Diehl, & Stroebe, 2003). Quando un’immagine viene attivata, può essere usata per generare idee (seconda fase) attraverso la combinazione di conoscenze fornendo nuove associazioni o applicando conoscenze ad un nuovo dominio (Mednick, 1962). Questo avviene nella generazione di una o più idee espresse in sequenza; queste possono essere seguite da altre, successive, idee inserite come indizi e quindi in grado di attivare nuove immagini nella memoria a lungo termine. Presumendo che immagini, semanticamente correlate, abbiano legami forti tra di loro, i concetti che si attiveranno successivamente saranno anch’essi semanticamente legati, generando così, ciò che si può definire un train of thought, ovvero un flusso di pensieri (Nijstad, Diehl, & Stroebe, 2003). Il flusso di pensiero individuale è caratterizzato da una modalità di raggruppamento di idee all’interno dei quali queste stesse vengono prodotte velocemente, accorpate in libere associazioni e individuate con parole categorizzate (Bousfield, 1953; Gruenewald & Lockhead, 1980). Nelle situazioni di gruppo, invece, gli autori sostengono che il processo cognitivo, sopra descritto, subisca sia delle interferenze sia delle stimolazioni. Questo perché si è dimostrato come le menti che lavorano insieme possono generare una sorta di sinergia, in grado di influenzare i soggetti individualmente.

Quando aumenta la produttività in gruppo

La stimolazione cognitiva del produrre in gruppo

Vengono identificati due possibili effetti positivi all’esposizione di idee provenienti dai membri del gruppo: Le idee degli altri possono attivare conoscenze che altrimenti non sarebbero accessibili (Brown e coll., 1998; Higgins,1996; Tulving & pearlstone,1966; Paulus & Brown, 2003). Questo avviene quando le idee-stimolo sono semanticamente diverse, in quanto differenti stimoli attivano un più ampio intervallo di conoscenze, il che facilita la produzione di idee semanticamente diverse, aumentando quindi la produttività individuale (maggiore varietà di idee prodotte). Quando le idee-stimolo sono semanticamente omogenee, non daranno accesso a categorie meno accessibili, ma nelle categorie accessibili si amplierà la varietà di idee prodotte (maggiore profondità di idee prodotte). Alle volte, però, le idee-stimolo possono interferire con le attività cognitive; ovvero quando esse attivano un’ immagine che è in disaccordo con il flusso di pensieri prodotto dal soggetto, il train of thought potrebbe essere abbandonato prematuramente. Ciò darà origine ad una diminuzione della lunghezza dei flussi di idee e ad una minore profondità dei medesimi. L’ interferenza cognitiva, in questo caso, si presenta quando si attivano immagini diverse nello stesso momento. Al fine di limitare questo tipo di interferenza il brainstorming elettronico si è collocato come principale sistema di ottimizzazione del lavoro creativo in gruppo. Verrà approfondito l'argomento nella sezione EBS (electronic brainstorming)

mercoledì 22 agosto 2007

Stimolazione ed interferenze cognitive nella produzione di idee in gruppo


Vengono presentati gli effetti cognitivi, positivi e negativi, legati all'interazione di gruppo.


Come già discusso nel post sulla perdita di produttività, il blocco di produzione, risulta essere un effetto inevitabile nel contesto della condivisione di idee con altri soggetti. In questa sede tuttavia, alla luce del modello sopra presentato (SIAM), si definisce come tale blocco sia legato all’interferenza cognitiva provocata dal ritardo causato tra generazione ed articolazione di un’idea. Secondo il modello tale blocco influisce sia sull’attivazione delle immagini sia sul successivo flusso di idee (train of tought).
La prima ipotesi degli autori del modello SIAM è che il flusso di idee, all’interno di un dominio semantico, venga bloccato in modo prematuro quando le idee non possono essere espresse immediatamente, dato il limite di attivazione delle informazioni all’interno della memoria a breve termine. Ma lo stesso blocco può influire sull’attivazione di immagini, essendo tale processo consapevole, e quindi possibilmente disturbato dal mantenimento di idee per più di un certo intervallo di tempo nella memoria a breve termine. Si deduce quindi che, ritardi imprevisti darebbero origine a un numero inferiore sia di immagini unificate sia di i idee, mentre i ritardi connessi con la presa di turno sembrano influenzare la lunghezza dei train of thought (Nijstad, 2000; Nijstad e coll., 2003).
Parlando di stimolazione cognitiva, si può osservare come il modello SIAM consideri le idee generate, dagli altri componenti del gruppo, come stimoli esterni in grado di inserirsi nella MBT dell’individuo. Inoltre, gli autori specificano come tali idee siano assimilate abbastanza automaticamente, ovviamente se l’attenzione è sufficientemente alta (Dougosh e coll., 2000; Nijstad, Diehl, & Stroebe, 2003).
Si pensa che le idee altrui stimolino entrambi i processi attivi (attivazione delle conoscenze e produzione di idee), in quanto meno tempo diventa necessario per mettere insieme indizi e quindi andare a ricercare conoscenze all’interno della memoria a lungo termine. In conclusione le idee-stimolo aumentano l’accessibilità alle conoscenze semanticamente correlate.

lunedì 20 agosto 2007

Un approccio cognitivo alla creatività di gruppo

Il modello SIAM

Tale modello, appartenente alla visione cognitivista, sostiene come il processo individuale di produzione di idee in gruppo sia fondamentalmente influenzato dalla comunicazione che si attiva tra i membri di uno stesso guppo.

Alla base di tale modello risiede l’idea secondo cui la generazione di idee sia un processo mentale e cognitivo che avviene all’interno della mente degli individui e nei gruppi all’interno dell’intersoggettività (Nijstad, Diehl, & Stroebe, 2003). Il processo individuale è fortemente influenzato dalla comunicazione che si attiva tra i membri del gruppo. Per specificare come tale comunicazione influisca sull’attività cognitiva dei soggetti, si farà riferimento ad un modello denominato SIAM (Search for Ideas in Associative Memory), basato a sua volta sul modello SAM (Search for Associative Memory) di Raijmakers e Shiffrin (1981), realizzato per spiegare il reperimento delle informazioni nella memoria.
Il modello SIAM considera l’esistenza di due tipi di memoria: una a breve termine (Short Term Memory), che svolge le operazioni più immediate ed un sistema di memoria a lungo termine (Long Term Memory), dove vengono immagazzinate le conoscenze che un individuo apprende lungo tutto l’arco di una vita. Quest’ ultimo tipo di memoria (LTM) si avvale della suddivisione per analogie di immagini, focalizzate in insiemi di connessioni e funzioni interrelate (non sono implicite rappresentazioni visive o spaziali). Tali immagini unificate sono connesse in una rete ricca di associazioni, di livelli e di categorie. Le immagini semanticamente correlate si suppone abbiano legami forti e reciproci (rif. Brown, Tumeo, Larey & Paulus, 1998; Paulus & Brown, 2003). Seguendo il modello SIAM, quindi, il brainstorming può essere considerato come una ripetuta ricerca di idee nella memoria associativa (Nijstad, Diehl, & Stroebe, 2003).

mercoledì 15 agosto 2007

La perdita di produttività individuale legata alla presenza di altre persone

La perdita di produzione: production loss

Questo fenomeno si verifica quando la presenza di altre persone non stimola positivimanente la produttività creativa individuale, ma al contrario la inibisce per una serie di fattori legati all'interazione sociale ed alle aspettative correlate.


È stato rilevato nella letteratura sperimentale come spesso, nel gruppo, i soggetti provino ansia da valutazione (paura nel menzionare idee atipiche o eccentriche) e ciò determina un calo nella performance finale (Nijstad, Diehl, Stroebe, 2003).
Altri fattori responsabili del production loss (Nijstad, Diehl, & Stroebe, 2003) sono la perdita di motivazione da parte di un membro del gruppo, oppure la competizione legata al confronto tra gruppi interattivi (Diehl & Stroebe, 1991).
Il fattore principale che può provocare un abbassamento della performance collettiva è il production block (Lamm & Trommsdorf, 1973). Esso sembra provocato da quella regola implicita del gruppo, secondo cui dovrebbe parlare una sola persona alla volta. Ciò ha per conseguenza che, nel momento in cui si presentano al singolo, queste non possano essere subito verbalizzate; ciò potrebbe causare dimenticanza o soppressione dell’idea stessa nel fluire del discorso di gruppo (Nijstad, Diehl, & Stroebe, 2003). Questo effetto di blocco è stato successivamente studiato in condizioni sperimentali (Diehl & Stroebe, 1991) ed è stato provato come non sia fondamentale la quantità di tempo a disposizione della persona, ma piuttosto il modo in cui esso è utilizzato; ecco perché tale effetto si proporrebbe solo nel momento in cui l’idea concettualizzata non può subito essere verbalizzata; tale difficoltà, legata alla presa di turno, viene superata dai brainstorming elettronici durante i quali il soggetto che può monitorare costantemente nel board o nella chat l’andamento della produzione delle idee di gruppo può, in qualsiasi momento, digitare l’idea appena questa gli viene in mente.
Ciò che si può concludere è che il maggior limite del production block è proprio quello cognitivo, ovvero legato all’incapacità del soggetto di prestare attenzione a tutte le idee verbalizzate in un breve arco di tempo dai membri del gruppo (Diehl & Stroebe, 1991).

venerdì 10 agosto 2007

Approccio cognitivo al brainstorming

Aspetti cognitivi del brainstorming

Analisi degli aspetti cognitivi e sociali in grado di influenzare la sinergia di gruppo


Presumibilmente, se il gruppo sviluppa sentimenti competitivi ed un’attenzione agli alti livelli delle performance, può comparire un aumento di produttività e qualità (Paulus, Larely, Putman, Leggett, & Roland, 1996) ovvero il gruppo sarà motivato al proprio miglioramento. L’esposizione a modelli produttivi, potrebbe essere uno dei modi per sollecitare questo miglioramento (Kramer e coll., 2001). Inoltre, è stato dimostrato come, anche la competizione intergruppo, possa migliorare la performance del brainstorming di gruppo (Coskun, 2000).
Sono stati proposti molti modelli cognitivi, per spiegare e descrivere il processo cognitivo che avviene durante il brainstorming (Dogosh, Paulus, Roland, & Yang, 2000; Nijstad, Diehl, & Stroebe,in stampa; Paulus e collaboratori, in stampa).
In generale si assume che l’esposizione alle idee degli altri possa aumentare il processo associativo che conduce alla creatività ideativa, la discussione di idee con altri, l’ampiezza delle categorie ideative, e la qualità delle idee (Larey & Paulus, 1999). Ciò che risulta fondamentale per i membri del gruppo sembra essere la possibilità di processare le idee di altri membri, fornendo un importante input al processo cognitivo individuale.
Alcune tecniche che sembrano essere utili per ottimizzare il brainstorming sono:
- fornire brevi pause durante la sessione di brainstorming per riflettere sulle idee condivise;
- strutturare il processo di condivisione delle idee attraverso la focalizzazione su un aspetto del problema alla volta;
- alternare brainstorming individuale con quello di gruppo (Paulus, in stampa).
La condivisione di idee risulta maggiormente produttiva se le conoscenze di base dei membri sono complementari (Diehl & Stroebe, 1987). Anche se i conflitti emotivi presenti nei gruppi e le difficoltà a comprendere idee altrui potrebbero limitare i benefici della complementarietà cognitiva (Milliken, Bartel, & Kurtzberg, 2003).

martedì 7 agosto 2007

Condivisione delle informazioni in gruppo

La condivisione delle informazioni

Come le informazioni di ciascun membro del gruppo influenzano la presa di decisione collettiva


Nel 1985, Stasser e Titus, furono i primi a pubblicare studi sul tema della condivisione collettiva delle informazioni.
Tali studi si focalizzavano sulle modalità con cui i membri di un gruppo condividevano le informazioni durante le discussioni e come tali informazioni potessero influenzare le decisioni di gruppo. Risultò che nelle decisioni di gruppo si tendeva a condividere le conoscenze comuni (Stasser, 1999; Wittenbaum & Stasser, 1996). Il fallimento nella discussione sulle informazioni non condivise può influenzare la decisione di gruppo quando l’informazione è distribuita tra i membri come un profilo nascosto (Stasser & Stewart, 1992). In una distribuzione con profili nascosti, le informazioni che portano ad una alternativa meno desiderabile, sono largamente condivise, mentre informazioni che sostengono l’alternativa ottimale per la presa di decisione sono prevalentemente non condivise. Così i membri devono comunicare le loro informazioni non condivise per trovare l’opzione migliore. La necessità di condividere le informazioni, ed enfatizzarle durante la performance, diviene indicatore di un buon risultato.
Molte ricerche si sono sviluppate in funzione dello studio delle decisioni di gruppo, mettendo anche in luce (Kelly e Karau,1999) come le preferenze iniziali dei singoli membri in relazione alle abilità di risolvere profili nascosti dipenda dalla quantità di tempo e dalla pressione da questo imposta sullo stesso gruppo.

sabato 28 luglio 2007

Web Usability

Le basi dell'usabilità applicata al web 2.0

L'sabilità come strumento di valutazione di quanto l'azione dell'utente è stata agevolata dall'artefatto o mezzo su cui ha agito.

L'Usabilità è un indicatore di qualità- da informazioni circa quanto una cosa risulta semplice da usare. Ci dice quanto è necessario per imparare a usare quella cosa, con quanta efficienza la si usa poi, quanto si riesce a tenerne a mente il funzionamento, quanto alta è la probaabilità di fare errori quando la si usa, e quanto è piacevole usarla. La più semplice misura di usabilità è il cosidetto Tasso di successo, ovvero quanto un utente è in grado di raggiungere l'obiettivo che aveva prima di iniziare ad "agire" nel web. Lo studio dell''usabilità ha avuto risultati misurabili in termini di miglioramenteo dell'esperienza dell'utente. Con il miglioramento di quest'ultima, anche le aspettative degli utenti sono lievitate enormemente. Oggi gli utenti si aspettano che da qualche parte ne Web ci sia quello che stanno cercando. Il Web è uno strumento, un mezzo verso un fine: ecco perchè la progettazione per il web deve seguire i modelli mentali degli utenti.

- J. Nielsen, H. Loranger, Web Usability 2.0. L'usabilità che conta, Apogeo, 2006.

domenica 15 luglio 2007

Il pensiero di gruppo


Il pensiero di gruppo è una forma di elaborazione cognitiva che si genera nella condivisione di obiettivi e mezzi all'interno di un gruppo altamente coeso, e si manifesta attraverso un'attenzione selettiva riguardo alle informazioni salienti per lo stesso, al fine di raggiungere velocemente lo scopo.

Tale pensiero viene definito come uno sforzo collettivo volto al raggiungimento dell’unanimità all’interno del gruppo, che sostituisce il processamento informativo generato da ciascun membro dello stesso (Janis, 1972, 1982).
Il group think, essendo tendenzialmente veloce, perde alcune considerazioni specifiche riguardo alle alternative, presentando informazioni poco elaborate, deviazioni selettive nel processamento delle informazioni. Esso ha origine quando il gruppo è altamente coeso, è isolato da influenze esterne e si trova in situazioni altamente stressanti. Questi team pongono come priorità il sostenimento reciproco, annullando il più possibile la competitività; in realtà il fatto che le informazioni possono essere incomplete non assicura il raggiungimento degli obiettivi. Il processo di gruppo che spinge verso il consenso è il meccanismo di gruppo primario nel quale il risultato si manifesta.

lunedì 2 luglio 2007

Il Gruppo

L'entità gruppo di genera non solo attraverso la co-presenza di 2 o più individui all'interno di uno stesso luogo, ma nella condivisione e nel riconoscimento reciproco di realtà e ruolo.

Brown afferma che “ un gruppo esiste quando due o più individui definiscono se stessi come membri e quando la sua esistenza è riconosciuta da almeno un’altra persona”[1].
Negli anni cinquanta, Merton (1957) definisce il gruppo considerando la sua diversità con i semplici aggregati di individui e con la collettività. Secondo questo autore, il gruppo si definisce in base a tre criteri:

-comprende un certo numero di persone che interagiscono l’una con l’altra secondo regole e norme;
-gli individui in rapporto di interazione si definiscono e si percepiscono membri del gruppo;
-questi individui sono definiti da altri (membri e non membri) come appartenenti al gruppo.
Ciò che definisce in modo peculiare un gruppo è l’interazione tra i membri dello stesso; che essa sia faccia a faccia o mediata non influisce sulla definizione o meno del gruppo, ma vincola lo studio delle sue dinamiche interne.
Precisiamo infine, la prospettiva di Lewin (1951), secondo cui il gruppo rappresenta qualcosa di diverso dalla somma delle parti, in quanto ha struttura propria, fini peculiari, e relazioni particolari con gli altri gruppi. La chiave per comprendere il gruppo, per l’autore, è l’interdipendenza tra i membri, e quindi la sua totalità dinamica. Infatti il gruppo è considerato da Lewin (1951) come un sistema dinamico, in un ottica psico-sociale; questa sua prospettiva ha influenzato tutti gli studi successivi sia sui gruppi sia sugli individui, consegnando l’accezione secondo cui un soggetto, nel suo agire e pensare è sempre influenzato dalle esperienze da lui compiute e quindi dai sistemi nei quali si trova inserito.
[1] R. J., Brown, Le relazioni intergruppi, in Hewstone M. et al., Introduction to Social Psychology, Il Mulino, Bologna, 1991

mercoledì 13 giugno 2007

Pensiero Divergente in gruppo

Il pensiero divergente è una modalità di pensiero che si identifica come principale responsabile della creatività; esso si manifesta attraverso un'elaborazione cognitiva non usuale di alcuni elementi o in una ricollocazione, alla luce di nuovi frame sematici ,dei medesi.


Da quando Guilford (1959) ha identificato il pensiero divergente come principale responsabile della produzione creativa (Guilford, 1959; Torrance, 1969), in molti hanno ritenuto di doverlo considerare come la chiave di lettura dei processi creativi anche all’interno dei gruppi. In questi ultimi, il pensiero divergente si identifica considerando il numero di prospettive e di alternative prodotte ed il grado con il quale i membri condividono informazioni uniche.Sebbene sia possibile per una persona avere numerose prospettive riguardo ad un problema, una più ampia gamma di prospettive emerge in presenza di una serie di persone che riflettono e si interrogano sul medesimo problema, valutandolo da differenti angolature e da differenti background.Molte ricerche hanno dimostrato che un dissenso autentico ha molto più successo nel generare coinvolgimento cognitivo e soluzioni a problemi di elevata difficoltà essenziali per raggiungere esiti creativi (Milliken, F.,J., Bartel,C.,A., Kurtzberg, T.R., 2003).
Un altro modo in cui il pensiero divergente promuove la cognizione creativa è nel grado in cui un lavoro di gruppo considera alternative multiple prima di raggiungere una decisione od un corso di azioni (Hackman, 1987, 1990). Questo punto è particolarmente critico quando la performance è contingente alla decisione o produzione creativa. Teorizzatori sulla creatività sono d’accordo sul fatto che questo tipo di pensiero divergente, spesso manifestato in attività di brainstorming, è una fase critica del processo creativo (Paulus & Yang, 2000; Thorn, 1987).

mercoledì 6 giugno 2007

Creazione di Idee in Gruppo

...Le regole fondamentali del brainstorming...
Il brainstorming è una tecnica ideata da Osborn, per cercare di stimolare la produzione di idee in gruppo. Si origina dalla considerazione secondo cui più "cervelli" sono meglio di uno solo;quindi maggiori conoscenze dovrebbero portare a maggiore produttività.

Il brainstorming è la principale tecnica di Problem Solving utilizzata da consulenti, manager, psicologi.
L'idea del brainstorming è da attribuire ad Alex Osborn che fin dagli anni '30 dello scorso secolo applicò tale procedimento in campo aziendale. Il brainstorming di gruppo (Osborn, 1957), ha la funzione di lasciar produrre liberamente al gruppo il più alto numero di idee senza alcun condizionamento.
Le quattro regole fondamentali del brainstorming, identificate dallo stesso Osborn, sono:
1.Le critiche non sono concesse.
2.Il pensiero libero è ben accetto e ricercato in tale attività.
3. Si ricerca la quantità. Più grande è il numero di idee prodotte, maggiore sarà la probabilità di trovarne di vincenti.
4.Si ricercano combinazioni e miglioramenti. Oltre a contribuire con proprie idee, i partecipanti dovrebbero suggerire come le idee altrui possano essere combinate in una nuova (Osborn, 1953, 300-301).
Una personale analisi a posteriori ha messo in evidenza come non sempre la quantità sia garante di una qualità superiore rispetto ad una produzione più contenuta individualmente; ciò che però fa la differenza è che il confronto di opinioni e background culturali.Alcune ricerche riguardo ai processi di minore influenza hanno dimostrato, ad esempio, che confrontando gruppi che condividono identiche prospettive, con gruppi aventi almeno due differenti prospettive, questi ultimi producono maggiore originalità (Van Dyne & Saavedra, 1996), più complessità (Gruenfeld, 1995), maggiore innovazione (De Dreu & West, 2001; Nemeth,1986), e qualità (Brown, & Rogers, 2001).

martedì 5 giugno 2007

LA CREATIVITA'

...Alla ricerca della creatività..
In questo spazio vengono presentate alcune delle definizioni più auterevoli del concetto di creatività; gli psicologi utilizzano categorie mentali per poter identificare meglio dove collocare la creatività all'interno di un processo e come relazionarla al mondo circostante.

Gli psicologi, nel definire la creatività, tendono ad identificarla come un elemento caratterizzante rispetto ad altri attributi umani; in particolare, rispetto all’ intelligenza, essa viene riconosciuta come produzione del nuovo.
Getzels e Jackson (1962) definiscono la creatività come “capacità di formare nuove combinazioni”; per Taylor (1959) essa è “quel processo che dà un nuovo prodotto”; per Bruner (1962) è la “produzione di ciò che genera efficace sorpresa”; infine per Rogers (1954) il “processo creativo consiste nell’emergere di un nuovo prodotto relazionale, che nasce da un lato dall’unità dell’individuo e dall’altro dall’unità dei materiali, degli eventi e delle circostanze della sua vita”.

-Bruner, J.S., 1962, The condition of creativity. In Gruber, H.E., Terrel, G., e Wertheimer, M., Contemporary approaches to creative thinking. New York, Arthon Press.
-Getzels, J.W., Jackson, P.W., 1962, Creativity and intelligence. New York : Wiley and Sons.
-Rogers, C.R.,1954, Toward a theory of creativity. Review of general semantic,(11),249-260.

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